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Contesto di base

 

La crisi del mondo rurale è un problema di carattere europeo: dalla Spagna alla Germania, dall’Olanda alla Polonia, dal Regno Unito alla Francia, si avvertono squilibri simili a quello italiano: spopolamento e invecchiamento della popolazione, abbandono e degrado dei centri minori, difficoltà nel mantenimento delle attività imprenditoriali esistenti e/o nel decollo di nuove, sfruttamento agricolo intensivo a discapito della biodiversità, inquinamento, mancanza di infrastrutture e servizi per il turismo, di occasioni lavorative per la popolazione, ecc.

Per ciascuna di queste problematiche esistono possibili soluzioni, diverse strade da percorrere, secondo le potenzialità di un territorio, le sue caratteristiche fisiche, ma anche alle politiche sociali ed economiche. La disamina di queste soluzioni, mostrata nei progetti e nelle realizzazioni di questi ultimi decenni, è oggetto di grande interesse da parte della collettività: ne discutono le istituzioni in convegni, dibattiti, azioni legislative a livello internazionale, nazionale, regionale, comunale; ne discute la popolazione, che si organizza in associazioni e movimenti, gruppi d’azione ed eco-villaggi; ne discute l’unione europea proponendo da anni strategie d’intervento, politiche comunitarie, finanziando programmi sperimentali, istituendo reti di cooperazione, progetti pilota in ambito formativo e informativo finalizzati ad implementare le attività presenti sul territorio rurale; ne discutono, infine, anche paesaggisti, urbanisti e architetti, ossia gli addetti ai lavori, coloro che, una volta raccolte tutte le informazioni necessarie, individuate le varie metodologie di lettura conoscitiva e interpretativa del territorio, mettono a punto dei possibili scenari.

 

Quale è il ruolo che l'architettura deve giocare in questo contesto di intensificazione? 

 

La valorizzazione dell’architettura rurale, dei piccoli borghi, delle cascine, degli antichi manufatti, costituisce una delle principali componenti di rigenerazione del paesaggio, ma si tratta di una strategia conclusa a buon fine soltanto se supportata parallelamente dalla possibilità di intraprendere attività imprenditoriali - anche a partire dal patrimonio architettonico stesso - ma comunque progettate tenendo in considerazione la valorizzazione della struttura estetico percettiva del paesaggio. Quindi, in questo processo di sviluppo delle attività nel territorio non può mancare anche l’innalzamento della qualità ambientale e delle infrastrutture che ne permettano la fruizione, ecc.Lo sviluppo delle piccole medie imprese costituisce parimenti una possibile strategia di partenza, ma, anche in questo caso, soltanto se costituisce nello stesso tempo una possibilità di riuso del patrimonio edilizio esistente o comunque ne rispetta la presenza, il valore unico per un territorio. La piccola media impresa nel contempo dovrà essere supportata dalla presenza di determinati servizi, come per esempio l’accesso alle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e si dovranno predisporre anche nuove tipologie di infrastrutture sostenibili per l’ambiente che permettano alle imprese di radicarsi in un territorio e promuovere nuove iniziative. La salvaguardia della biodiversità, nonché nuovi modelli di agricoltura biologica e biodinamica si traducono in opportunità per diversificare l’offerta dei servizi anche verso altri settori economici come quello turistico.

 

Attraverso quali parametri si può misurare la valorizzazione del territorio rurale?

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