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Il rapporto natura-architettura nel contesto rurale: il caso studio dell’H-FARM Campus

Francesca Daccò, Tiziano Cattaneo

Università degli Studi di Pavia, Department of Civil Engineering and Architecture, via Ferrata 3, Pavia, Italy.



(This article is a copy edited version of the online documents and interviews relating to the H-FARM Campus architectural project. The article includes other references and material freely integrated by the editors.

Contributions: Copy-editing, article first draft and preparation by Francesca Daccò; rewriting, article final draft, review and editing supervision by Tiziano Cattaneo.)




Il seguente articolo è un'analisi critica di vari documenti disponibili online sul progetto architettonico e paesaggistico realizzato dallo studio Zanon Architetti Associati ZAA: il progetto H-FARM Campus. Attraverso lo studio di questo progetto si intende analizzare il rapporto natura-costruito nel contesto rurale.

Lo studio ZAA ha affrontato negli anni numerosi progetti di recupero e ampliamento di edifici rurali come tenute agricole e casolari ponendo particolare attenzione alla rifunzionalizzazione di edifici rurali abbandonati attraverso l’inserimento di nuove funzioni e attività progettando secondo obiettivi di risparmio delle risorse naturali ed energetiche e soluzioni architettoniche sostenibili riconducibili all’economia circolare. 

Il progetto H-FARM Campus è collocato nelle campagne venete, nello specifico nella tenuta agricola di Ca’ Tron a cui si affiancano edifici recenti che ospitano la sede della società omonima. Questa società avanguardista, dal 2004-2005 ha realizzato una serie di edifici a partire da un progetto di recupero del casolare agricolo preesistente e dei relativi annessi, tra cui un pollaio, un silos e una stalla, che versavano in stato di degrado e abbandono. La crescita e sviluppo della società H-Farm ha reso necessario la realizzazione di nuovi padiglioni i quali si rapportano in modo bilanciato in termini di volumetrie con il contesto poiché non emergono in modo autonomo e non prendono il sopravvento sull'esistente ma, allo stesso tempo, si distinguono dall’architettura rurale attraverso l’uso di forme, colori e materiali essenziali che sono riconducibili alla modernità (figura 1). Il progetto del campus concluso nel 2020 nasce come un’estensione dei principi che hanno portato alla nascita della società ovvero la divulgazione della cultura e dell’innovazione e la necessità di cogliere le opportunità concesse dal progresso tecnologico nel rispetto dell’ambiente.

H-FARM Campus è stato realizzato con il medesimo rispetto per la natura, infatti, non si chiude alla vegetazione bensì lascia che macchie boschive e aree agricole penetrino all’interno delle proprie mura ristabilendo la biodiversità propria di queste campagne (figura 2). Il progetto prevede la costruzione di un complesso di edifici per l’educazione che uniscono il sistema di una scuola internazionale e l’uso di tecnologie innovative. Nel complesso sono stati inseriti vari edifici per l’istruzione che percorrono le fasi di crescita scolastica di un individuo: una scuola primaria, una secondaria e un polo universitario. L’intervento si estende su un’area di 30 ettari collocata in prossimità del fiume Sile ed è facilmente raggiungibile dalle infrastrutture esistenti come la SS14 che connette in meno di 15 minuti l’aeroporto Marco Polo di Venezia.

Il progetto prevede la realizzazione di 8 edifici riutilizzando in parte volumi già edificati che sono stati demoliti e poi ricostruiti in un’ottica di intervento a cubatura zero che sottolinea l’importanza di contenere il consumo di suolo e di agire su strutture dismesse o abbandonate. L’accesso al campus avviene attraverso un edificio situato in prossimità del percorso pedonale collegato al parcheggio e al tracciato di via Annia. Adiacente al centro di accoglienza è posizionata la scuola primaria, l’unico edificio di forma circolare e recintato, la cui configurazione spaziale e distributiva genera una serie di corti irregolari che si affacciano all’esterno attraverso oblò colorati che forano il muro perimetrale (figura 3). Successivamente in ordine si susseguono la scuola secondaria, il polo dedicato alla didattica universitaria e un complesso lavorativo di uffici, caratterizzati da murature e tamponamenti in calcestruzzo a vista. La scelta di posizionare gli edifici in sequenza uno dopo l’altro è anche un’occasione di mostrare il cammino di crescita formativa che parte dalla tenera età e arriva fino ad incontrare il culmine del percorso rappresentato dalla realtà lavorativa dell’H-FARM. Dopo l’edificio direzionale, separato da un’area verde, segue lo studentato che si compone di un corpo adibito ad alloggio per studenti e un corpo che offre servizi bar/ristorazione e una lavanderia comune mentre, poco più avanti, sono presenti degli impianti sportivi per attività sia indoor che all’aperto. Al centro di questo complesso sorge l’opera realizzata in collaborazione con lo studio Rogers Stirk Harbour + Partners RSHP (figura 4), un centro polifunzionale che ospita sale convegni, una biblioteca con aree destinate allo studio e un locale per la ristorazione e lo svago. L’edificio si pone come fulcro dell’intero complesso e forma un ponte panoramico che si estende longitudinalmente lungo l’asse centrale del campus e rimane permeabile grazie alla trasparenza delle facciate vetrate. In questo centro polifunzionale la natura diventa parte integrante del progetto architettonico poiché la struttura è ricoperta di vegetazione e dalla parte più alta è possibile osservare tutto il campus e il paesaggio circostante. La viabilità interna è costituita da percorsi carrai destinati principalmente alla manutenzione, allo smaltimento rifiuti e ad altri servizi. Tutti i percorsi sono principalmente percorsi pedonali di dimensioni ridotte percorribili in un unico senso di marcia anche allo scopo di disincentivare una velocità eccessiva ai mezzi che attraversano il campus (figura 5). 

Gli edifici vengono interrotti da lembi di spazi aperti dedicati alla natura e delimitati da lievi declivi. Questa alternanza compositiva fra costruito e vegetazione contribuisce ad abbassare l’impatto dell’urbanizzazione, dando un ritmo fra spazi aperti e chiusi, fra natura e artificio, e conferisce continuità con il paesaggio esistente. Per favorire l’integrazione nel paesaggio gli edifici sono stati realizzati con tecnologie, materiali e finiture omogenee che ripetendosi non entrano in contrasto fra loro e soprattutto non si definiscono in modo autoreferenziale. Gli edifici sono stati concepiti per assolvere alle loro funzioni specifiche e per integrarsi al paesaggio e sono contenuti in altezza per non creare emergenze invasive nel contesto; per questo motivo nessun edificio supera i due piani.

L’inserimento del verde non ha solo favorito la conciliazione del progetto con il contesto ma ha anche agevolato il soddisfacimento di obiettivi di sostenibilità come consumi energetici e comfort degli spazi interni (visivi e acustici). La scelta linguistica e compositiva di utilizzare facciate vetrate ha permesso un grande afflusso di luce naturale che è stata combinata con un sistema di illuminazione artificiale; inoltre l’opportunità di creare una continuità visiva tra interno ed esterno favorisce aspetti psicologici soprattutto quando si permane negli ambienti confinati per un periodo prolungato. Gli ambienti destinati ad ospitare attività collettive e di aggregazione sono denominati “serre” proprio per la presenza di vetrate a tutt’altezza che permettono agli utenti di provare un’immersione completa nel verde circostante e interagire con l’esterno (figura 6).

L’intervento della H-FARM nasce quindi da una lettura attenta del paesaggio rurale ed è rappresentativo dell’attuale sensibilità, consapevolezza e necessità sempre più crescente di proporre al centro del progetto sia temi ben noti come l’ambiente e la sostenibilità sia temi meno sperimentati come la progettazione rigenerativa. Questa consapevolezza è perseguita attraverso l’inserimento di elementi naturali semplici che si ispirano al contesto esistente. Attraverso una composizione di linee, volumi pieni, spazi aperti, dossi e avvallamenti si crea uno scenario che rappresenta un’estensione del contesto agricolo e unisce l’architettura alla vegetazione; per essere apprezzato a pieno questo rapporto ha bisogno che si rispettino i tempi di crescita necessari richiesti dalla natura.

Inoltre, è stata attuata una profonda analisi per comprendere le scelte architettoniche che hanno spinto i progettisti a inserire macchie boschive e lembi di terra coltivata all’interno del campus. In primo luogo, vi era la necessità di eliminare le barriere percettive che delimitavano l’area di progetto rispetto al resto del paesaggio inserendo lembi di terra che riprendono l’agricoltura industriale che si estende per ettari. Riducendo la demarcazione percettiva dei margini è stato possibile avere una sorta di gradiente spaziale percettivo che accompagna la transizione della vista attraverso il paesaggio. In secondo luogo, l’introduzione di apparati piantumati ad arbusti e boschetti ha permesso di interrompere l’andamento monotono delle coltivazioni e di restituire al paesaggio la biodiversità caratteristica che è stata alterata a causa dell’uomo, dove al suo posto è stato introdotto un sistema basato sull’agricoltura intensiva (figura 7). L’inserimento di macchie boschive all’interno del progetto ha favorito anche il raggiungimento di obiettivi in termini di risparmio energetico e la creazione di microclimi che costituiscono delle condizioni ottimali per il benessere psicofisico. È ormai noto che la presenza di vegetazione all’interno degli edifici collabori efficientemente con i sistemi di ventilazione per effettuare un adeguato ricambio d’aria e per schermare i raggi solari soprattutto all’interno delle “serre” in modo da regolare la temperatura e l’umidità.

In conclusione di questa breve analisi del progetto dell’H-Farm Campus è possibile riaffermare il concetto di Rural Architectural Intensification che sta alla base della ricerca in cui si inserisce questo breve articolo e che si rilancia oltre alla sostenibilità verso un approccio rigenerativo degli interventi di architettura. Secondo questo concetto il progetto delle aree e dell’architettura rurale deve essere incentrato su tre concetti base che partono dal termine ‘rurale’ come patrimonio condiviso ricco di storia, valori, memoria e alta qualità ambientale, dal termine ‘Architettura’ che deve assumere il compito di includere nella progettazione un processo rigenerativo capace di creare innovazione sociale, culturale, economica e tecnologica, e infine il termine ‘intensificazione’ inteso come strategia per creare densità sostenibile e interazione tra natura e persone in cui l'ambiente naturale e l'ambiente rurale-urbano possano coesistere armoniosamente e rigenerarsi reciprocamente.



Sitografia


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