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Mahalla: Urban Rural Living

Francesca Daccò, Tiziano Cattaneo

Università degli Studi di Pavia, Department of Civil Engineering and Architecture, via Ferrata 3, Pavia, Italy.


(This article is a copy-edited and translated version of the press kit entitled “Mahalla: Urban Rural Living” of the Pavilion of the Republic of Uzbekistan at the 17th International Architecture Exhibition – La Biennale di Venezia. The article includes other references and material freely integrated by the editors.

Contributions: Copy-editing, translation, article draft and preparation by Francesca Daccò; review and editing supervision by Tiziano Cattaneo.)





Introduzione

Questo articolo è la rielaborazione tradotta in italiano della cartella stampa “Mahalla: Urban Rural Living” pubblicata in occasione della Biennale di Venezia del 2021 che ha visto la partecipazione per la prima volta della Repubblica dell’Uzbekistan. La proposta che è stata presentata alla mostra pone al centro dell’attenzione una realtà ad oggi poco conosciuta, quella delle mahalla. Come viene spiegato nel paragrafo successivo le mahalla sono quartieri urbano-rurali presenti in Uzbekistan e in altre aree dell’Asia centrale che condividono ancora un forte legame con le loro origini e le loro tradizioni. Le mahalla ci presentano un modello alternativo di organizzazione sociale e spaziale che si manifesta con una vita in comunità, originariamente dotata di leggi e di una forma di governo autonomo. Il progetto è stato ampiamente approfondito durante i mesi di permanenza in Uzbekistan dai curatori e docenti di Architettura e Design presso ETH di Zurigo Emmanuel Christ e Christoper Gantenbein, affiancati dalla curatrice aggiunta Victoria Easton nonché responsabile della ricerca. In questo modo è stato possibile portare alla Biennale di Venezia un’analisi quanto più dettagliata ed esplicativa possibile delle mahalla, al fine di far conoscere al mondo la loro complessa struttura.

La partecipazione alla mostra è stata commissionata dalla Fondazione per lo sviluppo dell’arte e della cultura del Ministero della Cultura della Repubblica dell’Uzbekistan il cui direttore esecutivo è Gayane Umerova e da Aziz Abdukhakimov, Vice Primo Ministro della Repubblica dell'Uzbekistan, Ministro del Turismo e dello Sport e Presidente della Commissione Nazionale della Repubblica dell'Uzbekistan.

“Il nostro patrimonio architettonico è da sempre oggetto di ricerca accademica. Siamo lieti di poterlo presentare da una nuova prospettiva e condividere nuove intuizioni sul nostro patrimonio e sulla situazione attuale con la comunità internazionale” ha affermato Aziz Abdukhakimov.

La mostra è stata ubicata all’Arsenale di Venezia, al quarto Tesa, e aperta al pubblico dal 22 maggio fino al 21 novembre 2021. Contemporaneamente alla mostra è stato presentato un programma educativo intitolato “Mahalla Stories” che ha preso vita tra agosto e ottobre 2021. Attraverso concerti sonori, proiezioni cinematografiche e conferenze organizzate dall’ETH di Zurigo e dal regista e artista del suono e di arti visive Carlos Casas il programma era volto a presentare al pubblico uno spaccato sulla cultura autentica locale uzbeka e sull’ecologia del suono.


Mahalla: quartieri urbani

Il tema affrontato nella diciassettesima Biennale di Venezia è stato la ricerca di un nuovo stile di vita sostenibile e conciliabile con le nuove esigenze ed il costante sviluppo demografico. La domanda che è stata posta dal curatore della mostra Hashim Sarkis “How will we live together?” si presta a molti spunti di riflessione su come la società contemporanea potrebbe individuare metodi alternativi di convivenza e rispetto reciproco. In un’epoca in cui le intenzioni politiche prendono strade sempre più divergenti e le possibilità economiche e di accesso ai servizi evidenziano le disuguaglianze sociali, la domanda del curatore ha spinto intellettuali e ricercatori a individuare nuovi modi per vivere insieme. I commissari del padiglione hanno invitato i curatori Emmanuel Christ e Christoper Gantenbein a rispondere alla domanda posta da Hashim Sarkis, fornendo un punto di vista sul fenomeno delle mahalla come forma di organizzazione spaziale e sociale (figura 1).

"Mahalla è un fenomeno sociale, culturale e urbano. Non è necessariamente una risposta alla domanda posta da Hashim Sarkis, ma potrebbe essere un suggerimento e un’indicazione molto ricco e interessante su dove una società contemporanea globale potrebbe trovare visione, informazione e ispirazione” ha spiegato Emmanuel Christ.

La parola “mahalla” può assumere diversi significati: quartiere tradizionale con una forma di organizzazione della vita in comunità, un’istituzione sovietica e un luogo in cui lo Stato e la società convivono quotidianamente. Attualmente in Uzbekistan ci sono più di 9000 mahalla, con un numero di abitanti che varia fra 150 e 9000 persone; purtroppo, a causa delle nuove richieste, della pressione economica e dell’assenza di servizi adeguati questi quartieri stanno man mano scomparendo. Al loro posto si stanno diffondendo nuovi tipi di abitazioni che rispondono ad esigenze moderne, nonostante ciò, queste realtà sopravvivono in determinate aree ancora fortemente legate ad uno stile di vita urbano-rurale. “Storicamente, le mahalla sono state potenti centri culturali ed efficaci enti di autogoverno. Pertanto, il nostro padiglione nazionale è dedicato a questa istituzione che è il fondamento della nostra società civile" afferma Saida Mirziyoyeva.

La prima fase di questo progetto è stata l’analisi e la ricerca di documentazioni svolta direttamente in Uzbekistan dai docenti Emmanuel Christ e Christoper Gantenbein e da Victoria Easton, grazie alla sua storia molto antica e alla presenza di numerosi quartieri ben conservati la ricerca è stata svolta prevalentemente a Tashkent, la capitale dell’Uzbekistan. Il team di Zurigo è stato affiancato durante i lavori da esperti locali, tra cui professor Abdumannop Ziyayev, il professor Shukur Askarov, la professoressa Mavlyuda Yusupova, il professor Boris Chukhovich e da studenti del CCA LAB (laboratorio di ricerca del Centro per l'Arte Contemporanea) di Tashkent che hanno raccolto informazioni preziose attraverso numerose interviste fatte agli abitanti del posto. Gli studenti del CCA LAB hanno contribuito a far conoscere a vari esperti del team la complessa struttura sociale e politica di cui sono rivestiti i mahalla, nello specifico sono stati studiati quartieri come Zarkainar, Khast-Imam, Chuvalachi e Guncha.

Come afferma Gayane Umerova “Il nostro obiettivo è stato quello di avviare una conversazione internazionale tra curatori e artisti europei e studiosi locali al fine di presentare il mahalla in modo obiettivo e senza esotismo al pubblico globale”.

Lo scopo di questa esposizione è stato anche poter documentare la loro esistenza e importanza per lo sviluppo della storia uzbeka. Le mahalla originariamente nascono come quartieri composti in base a legami familiari e/o politici con una gestione autonoma, sono costituite da una tipologia ben specifica di abitazione: la casa a schiera. Le abitazioni si sviluppano su 2 o 3 piani e prevedono un’elevata densità abitativa mentre la parte centrale svolgeva un ruolo fondamentale con valenza spirituale e di riunione; infatti, era anche lo spazio della casa dove le persone si ritrovavano per svolgere assemblee.


Padiglione dell’Uzbekistan alla Mostra Internazionale di Architettura - La Biennale di Venezia 2021

I membri del team curatoriale durante la permanenza in Uzbekistan hanno potuto analizzare e documentare la realtà vernacolare delle mahalla anche grazie al supporto degli esperti locali e degli studenti del CCA LAB che hanno raccolto interviste e informazioni sui siti d’interesse. La ricerca è stata finanziata da due enti principali: dall’ACDF e dall’ETH di Zurigo e sostenuta dall'Unione degli Architetti della Repubblica dell'Uzbekistan e dall'Istituto di Architettura e Ingegneria Civile di Tashkent. La documentazione è stata poi rielaborata per poter essere raccolta in un volume di 300 pagine intitolato “Mahalla – The Survey” che include mappe catastali, planimetrie, foto aeree da drone, una sezione fotografica e un vinile contenente l’analisi sonora; questo volume è stato pubblicato nel 2021 in occasione dell’inizio della Biennale (figura 2).

Nella capitale dell’Uzbekistan le mahalla sono ancora una forte componente del tessuto urbano mantenuto intatto, per questo motivo i dieci quartieri che sono stati documentati con maggiore precisione appartengono a Tashkent. All’interno delle dieci mahalla che sono state prese in considerazione sono state rilevate ventuno case mediante uno scanner 3D (figura 3).

La documentazione costituita dalla nuvola di punti digitale prodotta dallo scanner combinata con le mappe e le foto aree hanno offerto una valida base per svolgere un’analisi sui cambiamenti che hanno interessato le mahalla. Inoltre, la nuvola di punti è stata trasformata in prospetti, sezioni e planimetrie che hanno permesso di trasmettere le ricostruzioni delle mahalla originali durante l’installazione all’Arsenale di Venezia.

L’installazione alla Biennale di Venezia ha compreso diverse arti oltre all’architettura come la musica e la fotografia. Il padiglione costituiva un collage tridimensionale in cui la realizzazione principale era l’astrazione di un’abitazione mahalla di Tashkent in scala 1:1 ricreata attraverso l’uso di tubolari metallici verniciati di giallo che potevano essere facilmente smontati e riciclati. La realizzazione in tubolari metallici è stato un tentativo di portare a Venezia le classiche mahalla e di rendere fisicamente tangibile l’ideale di queste case. La ricostruzione ha consentito di rapportarsi in dimensioni e bellezza con le autentiche mahalla uzbeke, inoltre le raffigurazioni appese alle pareti e gli impianti audio che trasmettevano rumori originali di questi luoghi hanno aiutano il visitatore a immergersi in questa complessa ambientazione in modo più oggettivo. L’esperienza è stata completata da un catalogo che approfondisce le ricerche fatte in loco e da un app scaricabile su cellulare e sviluppata da uno studio di design con sede a Milano che ripropone i modelli delle nuvole di punti delle case di Tashkent; in questo modo il visitatore è riuscito a sperimentare la realtà fisica suggerita dalla composizione sonora.

L’autore dell’apparato iconografico è Bas Princen che ha presentato 12 raffigurazioni in scala reale di frammenti delle mahalla. Grazie a questi scatti è stato possibile percepire la spazialità delle case e cogliere i dettagli che caratterizzano gli spazi domestici e i paesaggi della città. Le fotografie hanno dimostrato le tecnologie costruttive di queste architetture, l’artigianato che le caratterizza, gli arredi e le abitudini tipiche.

Questo scenario è stato accompagnato da installazioni sonore realizzate da Carlos Casas, la composizione sonora che è stata realizzata è una registrazione fatta in diverse case situate in vari quartieri mahalla in momenti diversi. Alcune di queste composizioni sono dinamiche e perciò variano durante lo scorrere della giornata per rappresentare attraverso i suoni le diverse abitudini delle persone che abitano questi luoghi autentici.

Gli studenti del CCA LAB sono stati coinvolti nell’installazione all’Arsenale attraverso la realizzazione di un mobile. Sotto la guida dell'artista uzbeka Saodat Ismailov gli studenti hanno realizzato un tapchan, un oggetto in legno della tradizione del popolo uzbeko che viene posizionato nelle corti e dove è possibile riunirsi o consumare i pasti in compagnia. Munis Juraeva, partecipante al CCA LAB, in collaborazione con l’artigiana Madina Kasimabeva ha creato anche un’interpretazione dei ricami tradizionali uzbeki (figura 4).



Bibliografia e sitografia


Mostra Internazionale di Architettura – Biennale di Venezia, Mahalla: Urban Rural Living (2021), Milano: Humboldt Books.

F. Pellicciari, F. Biagiotti, Mahalla – The Survey (2021), Milano: Humboldt Books.



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