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Ricerca-progetto. Ricomporre l’architettura dei borghi rurali



Davide Gramegna, Tiziano Cattaneo

Università degli Studi di Pavia, Department of Civil Engineering and Architecture, via Ferrata 3, Pavia.

(This article is a modified version of the Master Thesis project by Davide Gramegna under the supervision of Tiziano Cattaneo, and submitted in the academic year 2016/2017 for the Master Degree in Building Engineering and Architecture at University of Pavia.

Author Contributions: Writing original draft and preparation, Davide Gramegna; Writing final draft, review and editing, Tiziano Cattaneo)




1. Introduzione

Una vasta area del territorio italiano, circa il 60% [1], è composta dai cosiddetti “comuni polvere” cioè quei comuni con meno di mille residenti e a rischio di abbandono. Si tratta principalmente di piccoli nuclei abitati situati soprattutto in zone montane o collinari che prima della nascita delle grandi fabbriche costituivano tessuti economici attivi grazie all’agricoltura, ma che dopo gli anni ’50 si sono spopolati e oggi rischiano di scomparire completamente.

Sovente questi centri sono collocati in territori impervi e di difficile raggiungimento, condizioni inevitabilmente inadeguate per le attuali esigenze di connessione e accessibilità. Tale condizione rende, purtroppo “invisibile” un patrimonio di architettura spontanea tipico del paesaggio e del territorio italiano, testimonianza evidente di quegli insediamenti umani che hanno definito la storia della nostra cultura ed hanno, di fatto, marcato un modello di disegno e sviluppo delle funzioni antropiche nei contesti rurali e naturali.

Le aree montane in genere mantengono esempi di architettura spontanea sia negli edifici da abitare sia in quelli utilizzati per svolgere attività lavorative: edifici realizzati con tecniche costruttive semplici e con l’impiego di materiali reperiti in loco. La tipica essenzialità volumetrica e distributiva degli edifici e degli spazi diventa spesso una caratteristica del paesaggio in una realtà agricola-pastorale ormai quasi totalmente scomparsa.

L’abbandono del territorio ha innescato pesanti conseguenze in termini di dissesti idro-geologici e di degrado del patrimonio edilizio originario ancora leggibile, patrimonio al quale è affidato il ricordo di un mondo in via di cancellazione che però può ancora essere mantenuto attraverso la conservazione del valore storico, testimoniale ed anche affettivo dei suoi stessi edifici.


2. Oggetto della ricerca-progetto

Dal punto di vista metodologico questo studio si fonda si un approccio operativo della ricerca-progetto [2].

Il tema di studio s’inserisce nel vivace dibattito sulle problematiche di recupero e rivitalizzazione e ri-funzionalizzazione dei piccoli borghi antichi che, per vari motivi, hanno subito nel tempo il fenomeno dell’abbandono.

Il lavoro affronta quindi il tema della valorizzazione dei paesaggi rurali attraverso un approccio al progetto di trasformazione in chiave fruitiva che mira a integrare e mettere in sinergia la tutela e la valorizzazione dei beni culturali, ambientali e paesaggistici con le esigenze emergenti di livello locale e globale di sviluppo socio-economico.

Oggetto della ricerca-progetto è il borgo Rovaiolo Vecchio. Trattasi di una piccola frazione situata lungo la «Via del Sale» nel territorio del Comune di Brallo di Pregola e nel cuore della riserva naturale del Monte Lesima “Le Torraie”, oggetto di salvaguardia e interesse a livello nazionale.

Nel 1960 Rovaiolo Vecchio fu fatto evacuare a causa di pericolo idrogeologico dovuto all’erosione prodotta dal torrente Avagnone. Il borgo era soggetto a possibili improvvise frane. Gli abitanti furono fatti sfollare e contestualmente sorge il nuovo insediamento Rovaiolo Nuovo. Fortunatamente nessuna frana di entità considerevole si abbatte sul borgo e Rovaiolo Vecchio, seppure disabitato e diventato una rovina architettonica (abitualmente chiamato il “paese fantasma”, dagli abitanti dell’area), mantenendo tuttavia il fascino di un tempo passato con le sue case di pietra, i suoi campi e i suoi boschi.

In questo studio accompagnato dall’elaborazione di una proposta progettuale di rigenerazione dell’intero borgo, tuttavia non si vogliono indagare solo ipotesi e soluzioni finalizzate a preservare unicamente le tracce storico-culturali del borgo antico ma anche affrontare problemi di sicurezza pubblica dovuti all'instabilità o al crollo di porzioni degli edifici alcuni dei quali notevolmente compromessi dall’abbandono. Si è proceduto quindi lavorando sul binomio sicurezza-conservazione ovvero sulla relazione tra un intervento che possa rispondere alle esigenze abitative attuali e la conservazione di quel patrimonio di architettura spontanea, tipico delle nostre zone montane, che non deve assolutamente andare perso. L’obiettivo è di proporre soluzioni per favorire uno sviluppo dell’area che possa soddisfare le esigenze locali di carattere economico e sociale partendo dalla storia e dalle tradizioni.

In ottemperanza alle attese turistiche e di tutela del paesaggio riportate dalla Regione Lombardia [3] per la conservazione della riserva naturale del monte Lesima, si è quindi pensato a una rifunzionalizzazione del borgo con la progettazione di un albergo diffuso con funzioni connesse alla residenza diversa durata comprendendo il breve e il lungo termine includendo quindi anche funzioni di co-working. Seguendo i concetti del turismo sostenibile si creeranno nuovi servizi mantenendo allo stesso tempo inalterata la morfologia del borgo rurale, testimone di memorie di vita e consuetudini passate.

La prima fase di progetto è orientata alla raccolta documentale e all’osservazione accurata dello stato di fatto. È stata condotta una campagna di rilievo che ha coinvolto i quattordici edifici che compongono la struttura insediativa del borgo.

Il rilievo altimetrico, planimetrico e architettonico condotto, non sono solo base per la progettazione, ma forniscono anche un repertorio di informazioni non ancora reperibile nelle cartografie attuali. Parallelamente è stata eseguita l’analisi del contesto paesaggistico e viabilistico con la restituzione grafica dello stato di fatto e dello studio degli elementi costruttivi. Con la documentazione elaborata e raccolta anche attraverso ricerca bibliografica si è potuto procedere alla fase di proposta progettuale impostando tutte azioni progettuali (dalla scala dell’edificio al dettaglio) seguendo il concetto di innesto e aggiunta nel rispetto delle caratteristiche tipo-morfologiche e tecnico-costruttive del borgo. Il progetto di riuso attraverso rifunzionalizzazione fisica ma anche socio-economica del borgo conduce alla riconnessione del borgo al resto della comunità abitata. Sono quindi tracciati nuovi collegamenti tra Rovaiolo Vecchio e la Strada provinciale e viene collocato a servizio degli utenti un ampio parcheggio dal quale si può facilmente raggiungere, a piedi o per mezzo di navette, l’antico borgo.

Altro aspetto progettuale cui si è posta particolare attenzione durante l’elaborazione della proposta è stato l’impiego di materiali da costruzione della tradizione locale integrandoli con nuovi e innovativi metodi costruttivi nel rispetto delle attuali normative in campo di risparmio energetico e di evento sismico. Oltre alle tecnologie costruttive, è stata studiata una soluzione per il soddisfacimento della richiesta energetica dell’intero borgo, correlata alle funzioni insediate. Si è scelta una soluzione impiantistica centralizzata a biomassa, sfruttando quindi le risorse del sottobosco, che permette l’indipendenza dalla fornitura di gas per tutte le funzioni del borgo. Per quanto riguarda l’autonomia nell’approvvigionamento dell’energia elettrica è stata recentemente autorizzata la costruzione di una centrale idroelettrica (circa 200 kW di potenza [4]) che sfrutta un salto naturale del torrente Avagnone proprio nei pressi di Rovaiolo.

L’obiettivo finale della ricerca-progetto è di illustrare, tramite il caso di Rovaiolo Vecchio, un possibile metodo d’intervento basato su una cultura di recupero del patrimonio architettonico esistente proponendo l’innesto di parti “nuove” compenetrate nel “vecchio” al fine di ridare vita e nuovo impulso economico ai tanti borghi abbandonati di particolare interesse testimoniale di architettura spontanea, ma anche di suggerire un metodo di intervento-recupero che comporti, in generale, una rinascita e un’inversione di tendenza abitativa partendo dalle potenzialità di un territorio e del suo costruito e dagli strumenti innovativi disponibili in campo edilizio.


3. Conclusioni

In conclusione, attraverso l’esperienza di questa ricerca-progetto è possibile formulare una tesi finale fondata su alcuni aspetti principali. (È possibile esaminare il progetto nelle tavole allegate in Appendice).

1) Il progetto vuole essere rappresentativo rispetto l’attuale dibattito riguardo il riuso dei borghi abbandonati indicando alcune linnee guida di come possano essere sviluppate a pieno le potenzialità di un territorio, ponendosi a metà tra la leva di valorizzazione paesaggistica-culturale e la leva di potenziamento economico di un luogo.

2) L’intervento di recupero e d’inversione di tendenza abitativa, partendo dalle varie potenzialità offerte, comporta una rinascita non solo del luogo specifico ma di tutto l’intorno e delle realtà che lo compongono. Innestare una nuova funzione genera un processo virtuoso per una nuova economia che nel caso studio, sfrutta e coinvolge le qualità naturali, storiche, culturali e paesaggistiche del territorio.

3) La flessibilità funzionale di un albergo diffuso, coadiuvato da altre funzioni di breve e lungo periodo (ad esempio il co-working), è fulcro per una rinascita di un luogo ormai destinato a scomparire e con esso tutte le memorie di una vita rurale di cui è testimone. Aree non valorizzate possono, quindi, essere inserite in reti turistiche sostenibili sempre più interessate alla riscoperta del patrimonio architettonico rurale.

4) Gli interventi devono essere calibrati in modo da equilibrare in sé la memoria intrinseca della costruzione rurale e i nuovi standard di fruizione, oggi necessari e soddisfatti dall’azione di innesto. Con l’inserimento di volumi nuovi all‘interno degli edifici esistenti si confermano i caratteri tipo-morfologici degli stessi e tramite l’utilizzo di materiali del luogo è possibile rispettare, confermare e non alterare il contesto circostante.

5) La valorizzazione delle connessioni fisiche e visive con l’ambiente circostante si può offrire all’utente finale un’esperienza di riconnessione al paesaggio e alla natura. 6) È doverosa una presa d’atto e di coscienza che non tutti i borghi abbandonati possono rinascere. Nello specifico il caso studio si è rivelato adatto a una rigenerazione morfologica e funzionale. L’ubicazione del borgo nell’ambito di un territorio protetto, quale una riserva naturale, valorizza maggiormente l’importanza della realizzazione, poiché il paesaggio resta tutelato dalla normativa già esistente.

Infine, i risultati di questo lavoro, si contraddistinguono per una presenta un’elevata applicabilità non solo nell’area oggetto di studio ma anche in altre aree rurali italiane che presentano simili caratteristiche geo=morfologiche. Inoltre, senza pretese di completezza assoluta, questa ricerca fornisce possibili linee guida d’intervento per la rifunzionalizzazione dei borghi storici e l’architettura spontanea delle aree rurali montane contribuendo ulteriormente e concretamente, attraverso l’approccio operativo di ricerca-progetto, alla sensibilizzazione al tema del riuso sostenibile del patrimonio architettonico e paesaggistico non solo della regione geografica del preappennino pavese ma di altre regioni italiane ed europee.



Bibliografia


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Altri testi


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Sitografia








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[1] Annalisa Dall'Oca, “Comuni abbandonati: dalle case a 1 euro agli sgravi fiscali ai nuovi servizi, ecco gli incentivi per chi vuole tornare”, Il fatto Quotidiano, 13 marzo 2016.

[2] Per approfondimenti sul metodo si rimanda a: Rosemann, J. The Conditions of Research by Design in Practice. In Research by Design, Proceedings of the International Conference Proceedings, A. Faculty of Architecture Delft University of Technology in Co-Operation with the EAAE/AEEA, Delft, The Netherlands, 1–3 November 2000; Van Ouwerkerk, M., Rosemann, J., Eds.; Delft University Press: Delft, The Netherlands, 2001; pp. 63–68; Frieling, D. The Architectural Intervention. In Research by Design, Proceedings of the International Conference Proceedings A. Faculty of Architecture Delft University of Technology in Co-Operation with the EAAE/AEEA, Delft, The Netherlands, 1–3 November 2000; Van Ouwerkerk, M., Rosemann, J., Eds.; Delft University Press: Delft, The Netherlands, 2001; pp. 3–8; Hauberg, J. Research by Design—A research strategy. Archit. Educ. J. 2011, 5, 46–56; Roggema, R. Research by Design: Proposition for a Methodological Approach. Urban Sci. 2017, 1, 2.

[3] D.g.R. 22-02-2016 n.X4838 Regione Lombardia.

[4] Roberto Lodigiani, “Centrale idroelettrica del Brallo”, La Provincia Pavese, 21 giugno 2016.

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